Tutto su Ala
Ala è una delle sei città della provincia di Trento, proclamata tale nel 1765 dall'Imperatore Giuseppe II a seguito del notevole sviluppo economico ed architettonico derivato dalla lavorazione della seta e dei famosi velluti esportati e rinomati in tutta Europa.
Borgo ricco di arte e di storia, ha un centro storico di notevole interesse che lo rende fra i più affascinanti del Trentino.
Ala si trova nella Valle Lagarina, a metà strada circa tra Trento e Verona sull'asse di comunicazione tra sud e centro Europa, infatti il suo territorio è attraversato dalla ferrovia del Brennero, dalla statale 12, dall'autostrada A22 del Brennero e dal fiume Adige.
Il primo sguardo, venendo da Nord, và al santuario di San Valentino situato sul colle omonimo, quasi a picco sulla valle, dove a fianco parte lo stretto passaggio per Passo Buole detto anche le Termopili d'Italia, teatro di sanguinose battaglie durante la prima guerra mondiale.
La Vallagarina ricalca una parte del tratto padano dell'antica via Imperiale Claudia Augusta.
Il ritrovamento di alcune pietra miliari di epoca romana in centro e nei dintorni testimoniano la presenza nella zona di Ala di un edificio chiamato "ad Palatium", dove gli imperatori romani e altri viaggiatori si fermavano per una sosta e per il cambio dei cavalli. Da qui si sviluppano i primi nuclei abitati, arroccati sulla montagna al sicuro dalle incursioni dei barbari, nella zona dove oggi sorge la Chiesa Parrocchiale (Villa Alta).
Con il trascorrere dei secoli le nuove abitazioni si estendono verso valle, nella Villa Nova (oggi via Nuova).
La Villalta mantiene la sua struttura di tipo medievale, caratterizzata da suggestive e strette vie selciate, le case sono appoggiate una all'altra con cortili interni, loggette e protette dall'esterno da massicci portoni. Le dimore della Villa Nova sono costruite in spazi più ampi, maestose, con eleganti giardini interni e palazzi dalle facciate imponenti.
L'impianto urbanistico è rimasto in larga parte intatto. Ala conobbe il suo periodo di massimo splendore nei secoli XVII e XVIII, a quest'epoca risalgono gli eleganti palazzi che ne abbelliscono le vie. Divenuta importante centro commerciale e culturale, la città ospitò illustri personaggi: Carlo V, Carlo VI, Francesco I con la consorte Maria Teresa d´Austria, Giuseppe II, Napoleone I, lo zar Nicola I, San Carlo Borromeo, Wolfgang Amadeus Mozart, e molti altri.
Ai visitatori questo periodo magico è raccontato dai sontuosi palazzi, dai portali in pietra, dagli splendidi affreschi murali, dagli ornamenti delle facciate e da civettuoli balconi in ferro battuto.
Alla riscoperta della sua origine e della sua storia, Ala fa rivivere ogni anno la sua "età d´oro" quando i suoi meravigliosi velluti erano esportati e conosciuti in Europa: in estate la città organizza una serie di manifestazioni, denominate appunto " Ala Città di Velluto", con l'allestimento di spettacoli che fanno sosta nelle vie del centro storico, nelle splendide cornici dei palazzi settecenteschi che accolsero principi e uomini illustri. Attori, musici e cantanti raccontano ai visitatori quest´epoca perduta. I palazzi signorili e le corti sono animati dagli antichi mestieri di un tempo (su tutti la produzione artigianale dei tessuti), le guide in costume settecentesco accompagnano i turisti nelle visite nel centro storico, mentre nelle antiche locande, allestite per l'occasione, vengono riproposti i piatti tipici della cucina dell'epoca.
Venendo da Sud invece, ci si trova di fronte alla chiesetta di S. Pietro in Bosco, sulla statale 12, fra le più antiche del Trentino, con il suo bellissimo campanile in cotto dalla foggia ghibellina dove, Secondo la tradizione, nel 589 sarebbero state celebrate le nozze fra la regina Teodolinda di Baviera ed Autari re dei Longobardi.
Per chi transita di notte è quasi impossibile non scorgere, nella parte alta della città, i riflessi illuminati della chiesa decanale e del massiccio ed alto campanile.
La nostra visita alla città inizia dalla piazza centrale di San Giovanni da sempre centro amministrativo, politico e religioso, troviamo infatti quattro importanti edifici di seguito illustrati :
P.zza S.Giovanni Battista e Chiesa S.Giovanni Evangelista
Costruita nel 1342 con annesso ospizio dei lateranensi, la chiesa di San Giovanni è stata più volte restaurata e ampliata: subì notevoli trasformazioni nel corso dei secoli.
A metà del XVIII la facciata era concava con timpano curvo, elementi tipici dello stile barocco.
Agli inizi del 1800 sono state affrescate la volta centrale dal Fattori e la lunetta dall'udinese Paluello, la pala dell'altare maggiore è opera del veronese Turchi detto l'orbetto, riproducente la Madonna con i santi Giovanni Rocco e Sebastiano.
Nella Sacrestia erano conservate 4 tele di piccole dimensioni ma di notevole valore ed interesse artistico culturale religioso, opere del Craffonara, ora conservate nel museo Parrocchiale di S.Maria Assunta.
Alla fine del 1800 prese le fattezze attuali con la facciata di stile neoclassico con timpano e leséne, il portale ha due semi colonne. Come dimostra lo stato di conservazione non ottimale dell'edificio, i materiali utilizzati nel corso dei restauri, tra cui la pietra, non erano idonei allo scopo.
Il Ginnasio
A sinistra della chiesa, quasi a delimitare la piazza, troviamo l’ex ginnasio sorto nel 1774 per volere della Comunis.
Il ginnasio di Ala è, assieme con quello di Vipiteno, il più antico della regione. Vi trovò sede il magazzino Annonario, quindi il Monte di Pietà, sino a 30 anni fa le scuole medie.
Attualmente ospita corsi di Laurea ad indirizzo sanitario
La prima fontana che incontriamo è sul muro del Municipio (foto a destra).
Una piccola e aggraziata fontanella con tazza a spicchi e pigna di raccordo basso; l'acqua di scarico di questa fontana era di proprietà del palazzo Gresta -Malfatti ora Azzolini , essa serviva per alimentare la fontana del parco, per l'irrigazione del parco e delle coltivazioni e anche del laghetto sito in fondo al grande giardino .
Domus Comunis Municipio
Dal Medioevo la sede del potere politico e religioso si sposta dal nucleo storico nella zona della parrocchiale a piazza S. Giovanni, in passato la comunità si riuniva sotto un grande olmo sito nel centro della piazza.
L'edificio fu costruito poco prima della Chiesa, nel 1333, presentava una scala esterna che portava ai vari piani.
L'attuale facciata neoclassica costruita nel 1829 con decori in stile barocco sopra le finestre, presenta un portale con balcone. Da meno di 20 anni è stata annessa casa Morandini come ampliamento del Municipio.
Il nome attuale è Municipio Città di Ala. Unica Città dei 4 Vicariati: Ala, Avio, Mori e Brentonico.
Palazzotto Maffei
Costruzione di proporzioni ridotte risale tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700. Il portale ad arco con conci alternati bugnati e lisci mette in evidenza l'artistica rosta in ferro battuto e lo stemma gentilizio.
Il poggiolo è sorretto da 4 mensoloni, la porta marmorea con trabeazione putti e cimasa .
Molto curiosa la diversa angolazione nelle spalle del portale marmoreo: acuto sulla sinistra e ottuso sulla destra, il tutto per ottenere una prospettiva particolare.
Con questa soluzione il progettista ha ovviato alla infelice angolazione della facciata rivolta verso casa Morandini, ora palazzo Comunale, disegnando gli stipiti con un grado di angolazione tale che il portale si apra sulla piazza. Per essere stato pensato e soprattutto realizzato 300 anni fa', ci fa ben capire la particolarità dell'opera (vedi particolare foto a destra).
Palazzo Gresta - Malfatti ora Azzolini
Palazzo di notevoli dimensioni presenta una facciata grandiosa ed imponente che si erge prestigiosa e si nota qualsiasi sia la posizione del visitatore..
In principio il palazzo era di proprietà dei nobili Gresta, verso la fine del 1700 venne ceduto ai nobili Malfatti. Nello stesso periodo i Malfatti cedettero il palazzo del Carrubbio agli Angelini e la famiglia si divise in tre rami: il maggior casato andò ad abitare in una parte del nuovo palazzo di piazza S. Giovanni, gli altri due fratelli andarono rispettivamente nei palazzi in via Nuova e in via Torre.
Venne venduto completamente alla famiglia Malfatti nel 1883 che lo restaurò nella parte esterna, aggiungendo alla facciata simmetrica 4 ordini di finestre contrassegnate da marcapiani, due poggioli a balaustra in pietra e le finestre centrali sopra il portone (vedi particolare dello stemma sul portale).
Questo edificio in stile neoclassico presenta un timpano nella parte superiore della facciata che supera in altezza sia la chiesa di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista che la Domus Comunis. Con questo particolare i nobili Malfatti volevano dimostrarsi più grandi ed importanti sia della Chiesa che sopratutto del Civico Magistrato.
Maestoso e vasto il portico con pavimentazione in leggera pendenza che porta al parco giardino sul retro, sulla sinistra una porta in stile Liberty raffiguranti delle donne di stupenda bellezza e leggiadria, poi, attraverso un elegante scala a linee curve, si sale ai piani superiori, il passamano della scala dal primo al secondo piano è ricoperto in seta prodotta in Ala.
Al primo piano troviamo il piano nobile composto da varie sale, la più imponente è la centrale che si affaccia attraverso i due poggioli su piazza S. Giovanni; il soffitto affrescato è abbastanza ben conservato e presenta un camino in marmo, i serramenti originali testimoniano la volontà di grandezza. Le sale laterali portano alle pareti sete da parati nel colore giallo per la sala cinese a sinistra, verde e poi rosso per le sale di destra; dette sete sono tutt'ora ben visibili e di fattura molto pregiata.
Meritano un capitolo a parte i pavimenti che definire di pregio è dir poco, sono a quadrotti con legni di colore e disegno diverso sia all'interno che fra loro. Lo spessore dei quadrotti è notevole e multistrato con le venature dei vari legni anche in spessore, incrociate con il fine di avere meno movimento del legno, il tutto appoggia su di una trama composta da travature e listelli poste nei due sensi. I vari colori dei listelli che formano il disegno nel piano di calpestio - usura del quadrotto sono legni del colore naturale e non tinteggiati.
Un loggiato, chiuso poi col tempo, porta a tre sale affrescate delle quali una rappresentante, nel soffitto agli angoli, il viso di quattro pittori.
Importante e ricco il parco giardino sito nel retro del palazzo; un tempo per parco s'intendeva il vigneto e comunque terra coltivata, poi avvicinandosi ai nostri giorni, diviene sempre più giardino. Ad oggi il parco presenta piante che rasentano il secolo di vita, una fontana in cemento e contornata da pietra di tufo e sassi con zampillo centrale. Si vede ancora un serraglio dove un tempo erano ospitate oche, anatre e altri volatili necessitanti dell'acqua. In fondo, sotto la collinetta la "giazera" locale sotterraneo il quale serviva per conservare il ghiaccio. A sinistra un laghetto artificiale attraversato da un piccolo ponte, a suo tempo ospitante anch'esso cigni e altri animali acquatici. L'alimentazione per tutto questo era data dalla fontana di piazza S. Giovanni, la quale oltre all'irrigazione di tutto il parco provvedeva ad alimentare fontana e laghetto.
(Immagini: zona di sosta per i cavalli, selleria, fontana e viale del parco, serra d'inverno, casetta ornamentale nel giardino)
Proseguiamo ora l'itinerario dirigendoci verso la Villa Alta, ora via Roma nel nucleo storico precedente ai velluti.
Il primo palazzo di rilievo che possiamo osservare è:
Palazzo Zanderighi, Gresta, Malfatti
Il nucleo più antico di proprietà della famiglia Zanderighi risale al XVI sec. ed è tutta la parte affacciata su via Roma, abbellita dall' affresco del 1528 rappresentante la Madonna con S. Caterina, S. Rocco, S. Antonio e S. Lucia, patrona dei Vellutai Alensi.
Il 18 novembre 1565 i Zanderighi ospitano il Cardinale Carlo Borromeo, divenuto poi S. Carlo Borromeo, nella stanza con finestra protetta da inferriata. Il Cardinale era in viaggio verso Trento per conoscere le sorelle dell'Imperatore Massimiliano II d'Asburgo condotte dal fratello Carlo V d'Asburgo in spose agli Este di Ferrara e ai Medici di Toscana. Questo evento viene ricordato nella stanza dove pernottò il futuro Santo con un ciclo di affreschi, raffiguranti paesaggi e giardini, restaurati nel 1783 dal pittore veronese Canali. Durante l'ultima ristrutturazione sono stati scoperti altri pregevoli particolari tra i quali un solaio con travature in legno decorate a rosoni del 1700.
Nel corso del 1700 famiglia Zanderighi lo cede gradualmente ai nobili Gresta; vengono effettuati diversi interventi di ampliamento e ristrutturazione. La facciata è austera, leggermente concava con finestre a cimasa sormontate da sfere: questa è una delle facciate che ricorda meglio il momento Barocco della Città di Ala.
Alla fine del 1800 l'edificio fu venduto dai Gresta alla Congregazione di Carità per essere destinato ad orfanotrofio ed asilo infantile. La famiglia dei nobili Malfatti sostiene l'asilo con elargizioni benefiche, per questo motivo viene a loro intitolato e sono ricordati con una targa posta sulla facciata ed una nell'ingresso.
L'edificio è stato asilo infantile fino a metà del 1980 ora è sede della Biblioteca Comunale. La Biblioteca Civica sorse nel 1866, una delle più importanti del Trentino con quasi 60.000 volumi dei quali 20.000 di rilevante interesse storico appartenenti al Fondo di Conservazione.
Piazzetta del Mandolin
Ci avviciniamo nella parte più antica dell'abitato, questa piazzetta, assieme a via Zigatteria, delimitava il confine più basso del primo insediamento.
Ad Ala fino al 1600 c'era una grave mancanza d'acqua potabile tanto che si doveva ricorrere a quella del torrente incanalata nella Roggia che scorreva a valle dell'insediamento umano e, non esistendo alcun sistema fognario, l'acqua era a rischio trasmissione di malattie infettive. Nel 1631 popolazione venne colpita dalla peste, quello stesso anno si insedia in Ala l'Arciprete Alfonso Bonaquisto da Riva del Garda. Il nuovo pastore capisce l'importanza d'avere la salubrità dell'acqua e individua nella sorgente del Tarello, a monte dell'insediamento abitato, la soluzione al problema dell'approvvigionamento idrico. Egli progetta e fa costruire un semplice ma efficace sistema di distribuzione di acqua potabile a beneficio di tutta la comunità. Per eliminare lagnanze, il consiglio della Comunità deliberò che l'acqua venisse erogata alternativamente per un giorno alle fontane della Villa Alta (via Roma. P.zza S. Giovanni, via Torre e via S. Caterina) e per l'altro a quelle della Villa Nuova (fontana della Gioppa, p.zza del Mosè e via Nuova). Per far fronte alle spese di costruzione dell'acquedotto Don Bonacquisto riesce a coinvolgere le famiglie nobiliari alensi riservando loro il beneficio di avere acqua gratuita nelle loro dimore.
Vicolo Solozzo
Strettissimo passaggio che unisce due vie, via Roma e via Meati, probabilmente portava verso il centro dell'insediamento. Pare sia una derivazione di "zum Schloss" (al castello), forse in riferimento ad una fortificazione anticamente sita nei pressi dell'odierna Chiesa Parrocchiale. La cosa che lascia perplessi è l'utilizzo della lingua tedesca
Piazza Bonacquisto
La piazza porta il nome dell'Arciprete Alfonso Bonacquisto, rivano, insediato dal Principe Vescovo Madruzzo nel 1631, al parroco viene riconosciuto oltre al merito di aver portato l'acqua di sorgente nelle fontane pubbliche anche quello di aver contribuito allo sviluppo economico di Ala con l'importazione della lavorazione del velluto.
La Villa Alta, la più antica piazza di Ala è dominata da 2 edifici importanti: a destra casa ex Simonetti dall'impronta signorile nella facciata e a sinistra casa Pellegrini Debiasi ora Eccheli, un ex convento (nella facciata in via Roma un grande affresco della Madonna di Loreto con la traslazione della casa) di fronte su casa Mellarini due affreschi del '400 e '500 ormai illeggibili (questo non è dovuto ad incuria ma ad un uso di una sabbia non adatta allo scopo).
Via Ortombina
Da Piazza Bonacquisto prendiamo ora la stretta via Ortombina e, subito sulla destra, troviamo un affresco di Antonio Gresta, poco dopo inizia la ripida salita alla Chiesa ed alla sua terrazza con vista sull'intera città.
Chiesa Parrocchiale di S.Maria Assunta
I primi scritti del tempio risalgono al 1178, inizialmente fu una cappella annessa al castello, che sorgeva sul fianco del monte e dominava la vallata. Il castello fu distrutto nell'ambito delle lotte fra i signori Castelbarco e i Principi Vescovi di Trento ( vedi sezione Storia di Ala), ma la chiesa mantenne nei secoli la sua funzione simbolica e rappresentativa.
Nei secoli è stata sottoposta a varie trasformazioni, nel 1488 fu ricostruita e consacrata con tre altari e tre navate sorrette da sei colonne, archi a sesto nè rotondo nè acuto. Poichè era angusta e disadatta, tra il 1561 e il 1586 fu ingrandita, con l'aggiunta di altri due altari, il presbiterio e un coro pentagonale dal Cardinale Madruzzo.
Negli anni 1649-1670 la chiesa fu totalmente ristrutturata, dapprima allungando le navate, poi eliminandole; furono costruiti anche la Canonica e il campanile (l'attuale cipolla di rame è del 1827 e sostituì la preesistente cuspide crollata, prima le campane erano poste "sopra alcune travi in legno" fu appunto l'Arciprete Bonacquisto a voler far erigere l'attuale artistica torre), la Chiesa fu riconsacrata nel 1708.
Sul basamento in pietra sono murate due lapidi: quella inferiore ricorda il costruttore Domenico Bianchi (comensis anchitecto), quella superiore il rifacimento avvenuto nel '600.
Danneggiata nella prima Guerra mondiale, fu riconsacrata nell'aspetto attuale nel 1929.
L'imponente facciata con timpano era un tempo dipinta a motivi ornamentali, delle tre porte d'ingresso è rimasta solo quella centrale che rompe la monotonia di un esterno che ha ben poco di artistico all'infuori del barocco portale su cui troneggia la statua della Vergine Assunta patrona di Ala.
Panorama di Ala dall'alto della Parrocchiale foto1, foto2, caratteristica salita alla Chiesa.
Gli interni
Gli affreschi della volta, del veronese Jemolo, sono del primo dopoguerra, la Chiesa ha nove altari in marmo policromo, ricchi di decorazioni, statue e tele.
Sul fianco destro: il primo altare, eretto a fine '700 dalla Corporazione dei Vellutai, è dedicato a Santa Lucia con dipinto di scuola dei Cignaroli; il secondo, dedicato a S. Antonio, eretto dal Malfatti, ha pala attriuita a S. Gresta. Il terzo, della Compagnia del Rosario, ha una preziosa tela di Felice Brusasorci (1583). Presso la Sacrestia, sepolcro datato 1664 del parroco Alfonso Bonacquisto, famoso per aver avviato l'arte della seta e dei velluti in Ala.
Cappella a destra dell'altare maggiore con pala della Sacra Famiglia, d'Antonio Gresta (1671-1726). Nell' abside grande affresco (SS. Trinità che accoglie la Vergine) del veronese Giorgio Anselmi anno 1752; sua è anche la pala dell'Assunta, in cornice barocca dell'anno 1755; dello stesso anno l'altare maggiore, di Paina di Castione. A destra Cappella di San Macario con tela attribuita ad Orlando Fattori.
Sul fianco sinistro : il terzo altare, eretto nel 1708 dalla Compagnia dell'Inviolata, ha una preziosa statua lignea del sec. XVI (Madonna e Bambino), il secondo, voluto dalla famiglia Burri, ha una pala attribuita ad A. Gresta e statua dell'Addolorata del sec. XVII. Il primo altare, eretto da Madernino Gresti (1709), ha un crocefisso del fiammingo Guglielmo Duschi (1710).
Fontana e piazzetta della Gioppa
Toponimo di origine incerta è comunque uno degli angoli più caratteristici di Ala. La vecchia fontana fu fatta erigere dalla comunità come testimonia lo stemma e la diciture "aere civico" (bronzo della comunità = pagata dalla comunità). In origine era posta davanti a palazzo Taddei fu collocata in questo luogo nei primi anni del 1900.
Via Meati
L'origine del nome deriva probabilmente dal fatto che la via non è rettilinea ma presenta molte curve, meati appunto. Inoltre vi confluivano altre strette viuzze come il vicolo Solozzo.
Nella casa con bifore vi era uno dei primi filatoi per la lavorazione della seta e del velluto. L'arte di tèssere la seta è stata introdotta ad Ala durante la dominazione veneta nel 1400 e la lavorazione avveniva manualmente in casa, nel 1500 sorsero i primi filatoi ad acqua ed un secolo più tardi venne avviata la produzione del velluto di seta. Il periodo di maggiore successo della produzione e vendita di velluti è compreso tra il 1600 ed il 1700, poi un graduale declino fino alla fine del 1800.
Piazzetta Erbe
La fontana originale fu demolita nel dopoguerra senza alcuna motivazione e ricostruita in tempi recentissimi.
Via Carrera
Un tempo questa era la via di maggiore traffico nonostante la pendenza. In questo tratto passa la via Claudia Augusta, l'antica strada imperiale di epoca romana che da due diramazioni, dalle pianure del Po -Ostiglia- (attraverso la valle dell'Adige) e dall'Adriatico -Altino- (attraverso la Valsugana), si congiunge a nord di Trento ed arriva fino al Danubio (Augsburg / Augusta).
Palazzo Gresti ora Filippi
Si ritiene che la costruzione del palazzo risalga tra la fine del 1400 e il principio del 1500 in quanto appare raffigurato in una incisione del 1530 (l'opera riproduce il Carrubio durante la visita del Imperatore Carlo V). La facciata è in stile barocco con un maestoso portale marmoreo. Il palazzo è sempre stato residenza dei nobili Gresti fino al 1950 circa. Tra il 1600 ed il 1700 due componenti della famiglia, i fratelli e pittori Antonio e Sebastiano operarono nella chiesa Arcipretale di Ala e in vari palazzi della città.
Nel 1600 alcuni locali del palazzo ospitarono la giurisdizione civile del vicariato (il tribunale), mentre per alcuni anni fu residenza del capitano di giustizia (Il capitano di giustizia assolveva il compito di capo della polizia. Era responsabile dell'amministrazione della giustizia, ma anche della difesa della città e del mantenimento dell'ordine pubblico.) Le prigioni e il posto di guardia erano situate nei palazzi Malfatti ora Giovanelli, Wagmeister e Scomazzoni) collegati a palazzo Gresti con un ponte in legno e pietra.
Dal 1993 è di proprietà della famiglia Filippi Veneroni che ne ha curato i lavori di restauro. Bello il cortile interno chiuso tra le ali della casa, con ciottolato e pietre e sul retro un ampio parco.
Piazzetta del Mosè - Carrubbio
Il punto di confluenza di quattro vie: via Nuova, via Carrera, via XXVII Maggio e via Vellutai, oggi Piazzetta Cantore. La zona del Carrubio, nominata già dal 1204 in alcuni documenti, è uno dei nuclei alensi più antichi: qui si teneva il mercato e si riscuotevano somme di denaro per il pagamento dei pedaggi. La fontana del Mosè risale alla metà del 1700.
Altra vista della piazzetta
Palazzo Angelini
La struttura attuale di palazzo Angelini è del 1600 mentre il nucleo originale risale al 1400, in origine era di proprietà dei nobili Malfatti che vi ospitarono l'Imperatore Carlo V d'Asburgo.Questo importante evento è documentato da una stampa del 1530.
Il portale monumentale è uno dei più grandi del Trentino, costruito nel 1600 chiuse in parte la piazzetta del Mosè creando un cortile interno.
Palazzo Angelini è definito "dei Quattro Imperatori" poiché nel corso dei secoli vi soggiornarono quattro Imperatori del Sacro Romano Impero: Carlo V d'Asburgo (Re di Spagna, Re d'Italia e Arciduca d'Austria,) Massimiliano II d'Asburgo (Re di Germania e Boemia, Re d'Ungheria) , Carlo VI (Re di Napoli, Re di Sicilia, Re di Sardegna, Re di Spagna, Re di Boemia, Duca di Milano, Parma, Piacenza e Guastalla) e Giuseppe II d'Asburgo (figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria e fratello della Regina Maria Antonietta di Francia - Re di Ungheria e Duca di Milano). Al centro del portale una lapide di marmo nero con un epigrafe a caratteri d'oro ne ricorda il passaggio.
La facciata principale del palazzo si presenta definita da simmetrici ordini di finestre, tutte contornate in pietra che dal basso verso l'alto si fanno da grandi ed importanti, a sempre più piccole. Nel secondo e terzo piano sono arricchite da mascheroni. È rimasto di proprietà della famiglia Angelini fino agli anni '70
Palazzo Malfatti - Scherer
Nel Medioevo la zona era nota come contrada dei Ferrari, molte case di proprietà della famiglia Ferrari furono in seguito unificate nel palazzo che divenne proprietà dei Malfatti nella seconda metà del '700. I Malfatti, originari di Verona, rappresentano storicamente la più antica casata nobile di Ala.
Intorno alla metà del 1800 il palazzo subì un ridimensionamento della parte che sporgeva sulla via. Venne eliminato un cantone che ostacolava il transito sulla via erariale che passava sulla attuale via Nuova, raddrizzando così la strada. Per effetto di questa modifica all'interno del palazzo le stanze che si affacciano sulla strada sono a forma trapezoidale. Lo stemma gentilizio venne ricollocato dal portale a sopra una delle finestre centrali.
La facciata venne rifatta in stile neoclassico a fine '800. Il portale con due colonne sorregge il balcone.
Di grande pregio la grande scala interna con ringhiera in ferro lavorato. All'interno del porticato nei secoli scorsi erano custodite le carrozze. Oltre la porta vetrata un grande cortile dove una balaustra in pietra separa il giardino e la casetta in stile Liberty annessa.
Palazzo Taddei
Nel 1500 fu una delle prime costruzioni edificate in via Nuova, in origine erano più strutture raggruppate poi ampliate nel corso dei secoli. La famiglia dei baroni Taddei, originari di Firenze, arriva ad Ala da Verona con l'appoggio dei Castelbarco alla fine del '300. Tra i primi a svolgere attività commerciali ed imprenditoriali, Gianbrunone Taddei in queste stanze avviò la fabbricazione del velluto a metà del Seicento.
Diversi discendenti dei Taddei ricoprirono il prestigioso incarico di Vicario di Ala e in varie generazioni si celebrarono matrimoni tra i Taddei, i Malfatti ed i Gresti.
La facciata rinascimentale è della metà del XVI sec., rigorosa ed essenziale (simbolo di forza e potere in società), con portale squadrato in pietra a conci bugnati.
Sul portone compare lo stemma della famiglia Taddei simbolo dell'antica nobiltà: il leone in bronzo. Ai lati due coppie di finestre ed in alto piccole finestre ovali.
Nel cortile un porticato con archi a sesto ribassato sovrastati da logge decorate nei conci di chiave da 17 mascheroni diversi tra loro, ispirati a personaggi grotteschi.
All'interno del palazzo un prestigioso salone di rappresentanza con il soffitto decorato da pregevoli pitture del Seicento. Sopra il camino della stessa epoca, lo stemma araldico dei Taddei. In un'altra stanza è conservata un'imponente stufa ad ole in stile rococò della seconda metà del XVII sec. Nel giardino privato sul retro del palazzo c'è un pozzo del XVI sec.
Nel 1810 sostò in palazzo Taddei il capo della rivolta sudtirolese Andreas Hofer, in viaggio verso Mantova per essere giustiziato dai francesi.
Palazzo Taddei ospiterà in futuro il Museo Provinciale dei Tessuti e delle Arti Tessili.
Come arriva ad Ala il velluto
Nel XV sec. l'ultimo dei nobili Castelbarco lasciò in eredità i suoi feudi in Vallagarina alla Repubblica di Venezia che estese fino qui il suo dominio. Il territorio fu suddiviso in 4 distretti dipendenti dal podestà di Rovereto, ciascuno amministrato da un Vicario: I Quattro Vicariati (Ala, Avio, Mori e Brentonico)
L'arte di tèssere la seta viene introdotta ad Ala durante la dominazione veneta nel 1400. In questo periodo si sviluppa significativamente la coltivazione del gelso per l'allevamento del baco da seta, necessario per la produzione del filo di seta. In principio la lavorazione avviene su filatoi manuali in casa, nel 1500 sorgono i primi filatoi ad acqua ed un secolo più tardi viene avviata la produzione del velluto di seta.
Tra il 1600 ed il 1700 la produzione di velluti è fiorente, in questo periodo il velluto alense è apprezzato e richiesto da tutto il mercato europeo. Verso la fine del 1800 la meccanizzazione della produzione ed una introduzione di dazi e dogane per l'esportazione segnano un graduale declino dell'attività.
I telai vengono abbandonati e durante la I Guerra Mondiale bruciati per scaldare le case.
Nel 1657 due viandanti genovesi giungono casualmente ad Ala e don Bonaquisto offre loro ospitalità in canonica. Essi si presentano come maestri nell'arte di tessere il velluto e il prete propone loro di esercitare la professione in Ala. Essi accettarono, ad Ala c'erano i filatoi ma mancavano gli attrezzi necessari per la lavorazione specifica del velluto. Alcuni alensi dovettero recarsi a Genova per appropriarsi furtivamente degli strumenti indispensabili sfidando ogni pericolo, compreso quello della pena di morte prevista dalla legge contro chi esportava l'arte serica.
Nel frattempo i genovesi avevano approntato le macchine necessarie, sorse così la prima fabbrica di velluti, prima nei locali della canonica di don Bonacquisto e poi in due stanze messe a disposizione da Giambrunone Taddei nel suo palazzo. Nel 1659 l'arciprete ed il nobile alense ricevettero, come riconoscimento, la Fascia di Vellutai. Per due secoli e mezzo questa industria fu fiorente portando benessere e prestigio.
Palazzo Pizzini - di Lenna Vesselinova
La famiglia Pizzini è di origini lombarde, arriva ad Ala nel 1600 ed in principio sono umili mugnai. Quando giunge ad Ala l'arte di lavorare la seta ed il velluto i Pizzini avviano una fiorente attività mercantile. Assieme al benessere economico migliorano la loro posizione sociale: oltre che mercanti alcuni componenti diventano sacerdoti, notai, proprietari terrieri. Le loro dimore divengono più ampie, ricche ed imponenti.
Palazzo Pizzini è un complesso di tre edifici (i due palazzi più una casa) costruiti tra la fine del 1600 e la fine del 1700, un tempo collegati tra loro da un ponte simile al Ponte dei Sospiri di Venezia. Tutto è in stile barocco, lo stemma gentilizio (le stelle a sette punte) è sul portale di via S. Caterina, più sobria ed elegante la facciata su piazzetta Burri.
I palazzi sono impiegati come residenze ma anche come salotto di rappresentanza. Nel corso del XVIII vengono accolti a Palazzo ospiti illustri e potenti; diversi Imperatori del Sacro Romano Impero, Napoleone con i suoi generali, Mozart vi soggiornò per tre volte. Durante i ricevimenti i Pizzini, personaggi di grande cultura, sanno intrattenere i loro importanti ospiti conversando di politica ed economia. Per merito delle loro ricchezze nel 1719 l'Imperatore Carlo VI concede loro il titolo nobiliare di baroni Pizzini von Hochenbrunn.
Nella seconda metà del 1700 il giovane W. A. Mozart (Salisburgo 1756 - 1791) fu ospite a Palazzo Pizzini con il padre per ben tre volte in tre anni consecutivi, suonò per i padroni di casa nella sala di rappresentanza al piano nobile. Alla parete una cornice riporta la dedica del Compositore.
L'ottima acustica del salone è data dal pavimento in legno come la balaustra soprastante e dalle pareti che arrivano lievemente concave verso il soffitto. In qualsiasi punto della stanza si riesce ad udire un suono o una voce in maniera omogenea.
Il salone delle feste è a doppia altezza, sul soffitto un affresco incorniciato da stucchi opera del pittore alense Antonio Gresta. La figura femminile al centro porta in mano due cuori come simbolo dei due Pizzini capostipiti, a sinistra due putti sostengono lo stemma di famiglia (le stelle a sette punte), tutto contornato da una balaustra che riproduce fedelmente quella del salone sottostante.
Attualmente il palazzo è sede del Museo del Velluto.
Palazzo Pandolfi
Le prime notizie di questo palazzo risalgono al sec. XVI; nel 1528, infatti, furono ritrovate nell'orto dei Pandolfi le fondamenta di una torre, che fu ritenuta uno degli antichi baluardi delle Bastie: era questa la zona difensiva della città, spazio libero da edifici e colture, con mura, porte e torri, le bastie, appunto.
Anche quest'edificio ebbe ospiti illustri, tra cui il principe Eugenio di Savoia, che vi sostò tra gli anni 1701-1704.
Dopo la peste del 1855 che sterminò gran parte della famiglia Pandolfi, il palazzo passò ai Pompeati di Rovereto, infine alla famiglia Sartori-Colombari. Fu rimaneggiato più volte: l'aspetto attuale risale agli anni venti, quando venne ristrutturato in modo radicale, per ospitare il "Collegio-Convitto Comunale Silvio Pellico".
Il progettista fu Luigi Dalla Laita, personaggio interessante ed eclettico, pittore, architetto, collezionista, professore di disegno che lasciò alla città la sua collezione, destinata a divenire il Museo Civico L.Dalla Laita.
Poco più sopra, nella stessa via, interessanti anche il terzo Palazzo Malfatti con lapide che ricorda il matematico Gianfrancesco Malfatti, professore all' Università di Ferrara (1731-1807) e la casa natale del letterato A. Bresciani Borsa (1798-1862).
Chiesa dei Padri Cappuccini
La chiesa, dedicata a S. Francesco d'Assisi, fu costruita nei primi anni del 1600 dagli alensi per accogliere un gruppo di frati francescani in fuga da Venezia. I Cappuccini ricambiarono l'ospitalità oltre che con la loro missione religiosa, prestando assistenza a malati e bisognosi, ed insegnando agli studenti del ginnasio.
La chiesa dei Cappuccini può vantare il privilegio di essere stata visitata da un Pontefice. Alla fine del Settecento Papa Pio VI, di ritorno da una visita a Vienna all'Imperatore Giuseppe II, vi fece una sosta per adorare il SS. Sacramento. Venne accolto da una folla di devoti ai quali impartì la sua benedizione.
Nel corso delle due guerre mondiali il convento venne prima danneggiato e poi distrutto ma la comunità alense contribuì alla ricostruzione.
con la preziosa collaborazione di
Giuliana Zendri Bruno Tessadri
Associazione culturale Vellutai della Città di Ala